Non so chi vincerà il Festival, ma so che il Festival ha già vinto. Non ci cambia la vita, ma ci piace. Si confronta con i radical chic e li lascia all’angolo. Riempie i social e le discussioni. E’ canzone, moda, costumi (anche malcostume, a volte). Però è vincente, il Festival, al di là dei numeri che fanno gongolare la Rai. Si può dirne di ogni su Baglioni (facile l’ironia, guardandolo), ma non che non abbia apparecchiato una tavola ghiotta, con ricco menù, impreziosito da Hunziker & Favino, e con la garanzia Fiorello come antipasto (e succulento primo). E’ solo andata un po’ per le lunghe, ma anche ai pranzi nuziali succede (a proposito: si sarà poi sposata Nina Zilli?). Le canzoni, per essere giudicate al meglio, hanno bisogno di essere ascoltate più volte. Qualcosa di buono c’è, pur senza il traino che, nel 2017, venne garantito da Gabbani. Però c’è Lo Stato sociale, con nonna ballerina. Ci sta a pennello, lei: non alza neanche troppo la media d’età. Per il “de profundis”, infine, si può fare affidamento a Elio e Le storie tese, geniali anche quando mettono tristezza.