Mese: Gennaio 2017

Mangiando con gli sconosciuti

Stamani, sul “Piccolo”, cerco di raccontarvi una bella esperienza che si intitola “Indovina chi viene a cena?”. Ho aderito sapendo solo un indirizzo, un orario, un giorno. E che sarei stato a casa di stranieri, di cui ignoravo nazionalità e… doti culinarie. E’ un bel modo per favorire l’integrazione: io, mia moglie, due signore mai viste così come una coppia di novesi ci siamo ritrovati in un alloggio dove sono ospitati 7 africani (di cui 3 del Senegal), aderenti – in misure diverse – ai progetti per i “richiedenti asilo”. Abbiamo gustato le loro specialità (ottime:  l’Africa non delude quasi mai, dal punto di vista gastronomico…) e, poi, conversato con loro, raccontato di noi e ascoltato storie a volte drammatiche, a volte commoventi, altre volte cariche di speranza. Cambalache, l’associazione che promuove questi incontri “al buio”, ripeterà l’esperienza, sempre ad Alessandria. Io ve la consiglio. E, se volete saperne di più, date un’occhiata al giornale…

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Dialetto, cipolle, Ginetto

Venerdì scorso siamo tornati a Carentino per parlare (e cantare) in dialetto. Non si poteva rifiutare l’invito di una Pro loco che si dà da fare per salvaguardare la parlata locale, così come fa l’associazione Alessandria in Pista. Un’ora e mezza di rime, battute, curiosità. La gente ha apprezzato. Io mi sono esibito con Massimo Faletti e Maurizio Ferrari: abbiamo riproposto cavalli di battaglia (come la ‘revisione’ della ‘Canson ‘d Fibin-i’), rinverdito brani di un Gelindo di fine anni Ottanta, ma anche fatto conoscere un inedito nuovo di pacca (‘La canzone trista di Giacu l’artista’), che avremo occasione di riproporre. Al di là della nostra performance, la serata ha molto senso: il dialetto è patrimonio, è cultura, è da tutelare nelle sue diversità che distanziano ben più di 20 km Fubine da Bergamasco, ad esempio. A proposito: la bergamaschese Giuliana Piccarolo ci ha proposto le previsioni del tempo con la cipolla. In base all’esperimento, figlio della saggezza popolare, ci dovremmo imbattere, nel 2017, in tre mesi molto piovosi: aprile, agosto e ottobre. Beato chi ci crede, certo. Ma sappiate che sull’argomento c’è pure chi ha redatto la tesi di laurea (e ‘Il Piccolo’ di martedì ha dedicato un ampio servizio). E ieri, a proposito di dialetto, Valenza ha reso uno straordinario omaggio a Ginetto Prandi, il suo cantore più significativo.

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Il patrono dei giornalisti. E dei lettori?

Oggi, 24 gennaio, si festeggia San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti. Non so se sia meglio avere patroni, padroni e padrini; probabilmente noi che facciamo questo mestiere abbiamo soltanto la necessità di essere a posto con noi stessi e rispettosi di chi ci segue (attraverso giornale, web, radio, tivù…). Ci basterebbe attenerci a regole, codificate, deontologiche e, soprattutto,  di buon senso. Dovremmo imporci di  essere garanti di informazioni corrette, compito tanto più complicato quanto più dilagano social network e affini che confondono e spesso stravolgono la realtà. Non è semplice, me ne accorgo ogni giorno. Forse, a questo punto, sarebbe bene che, a fianco del patrono dei giornalisti, ce ne sia uno che protegga i lettori…

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Sala piena, poi si vedrà

Non vi nascondo che quello di ieri sera non è stato un Salotto come gli altri. Abbiamo fatto buon viso a un gioco che non si prospetta ottimo, per l’incertezza che veleggia sul futuro del talk show e, soprattutto, sulla location della Casetta, che ci accoglie ormai dall’ottobre 2002. Vi sapremo dire. Lo sapremo dire alle moltissime persone che hanno affollato la sala, a chi ci segue via radio (la messa in onda venerdì, su Radio Gold), a chi ci segue con attenzione, attraverso i mass media e la pagina Facebook. Per ora, godiamoci il successo di una serata strepitosa, resa tale da Al Rangone, Dedé e Svisa, Emiliana Illiani, Luisella Melchionni, Marco Biorci, Angela Del Medico… e poi il consueto staff composto da Gianni Naclerio, Franco Rangone (in grande spolvero), Gianni Pasino e Ugo Boccassi, sempre foriero di sorprese. Grazie, poi, a Tony e Francesco per le foto, a Piera e allo staff della Casetta. Insomma, a tutti quelli che ci danno una mano, e che ce la daranno ancora. Mica ci fermiamo, qui…

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Salotto del mandrogno, tutti gli ospiti

Anni Settata e dialetto tra i temi portanti del “Salotto del mandrogno”, il talk show in programma mercoledì 18 alle ore 21.30 al circolo Casetta di via San Giovanni Bosco, Alessandria (ingresso libero). Conduce Massimo Brusasco, con il commento musicale di Gianni Naclerio e Franco Rangone e il contributo degli opinionisti Ugo Boccassi e Gianni Pasino. Tra gli ospiti, il celebre cantante Al Rangone, il duo Svisa-Dedè, artefice della celebre Radio West; Luisella Melchionni, con la quale si parlerà di mondo del commercio; il professor Gianluigi Ferraris, artefice di un dizionario sul dialetto; Marco Biorci, barzellettiere (specialità vernacolo); Emiliana Illiani, regista teatrale che ci racconterà come la prevenzione le abbia salvato la vita; Angela Del Medico, parrucchiera. Lo spettacolo, sostenuto da Comune, Fondazione Cassa di risparmio, Fiori allo specchio e profumi La Gardenia,  sarà registrato da Radio Gold che lo manderà in onda sugli 88.8 e 89.1 venerdì 20 alle ore 21.

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Stasera si ride con Feydeau

Feydeau è un maestro della risata. La compagnia Nuovo Palcoscenico di Casale è uno dei migliori sodalizi della provincia. Stasera, sabato, avremo l’opportunità di confrontarci… con tutti e due. Il gruppo, guidato da Giuseppe Costantino, presenterà infatti “Vaudeville”, con testi di Georges Feydeau. Vi aspettiamo alle ore 21.15 al Teatro dei Batù di Fubine. Sarà il quarto appuntamento della 20esima rassegna Fubine Ridens. Lo spettacolo merita, il biglietto di ingresso (come ormai da anni…) costa 7 euro; il teatro è un piccolo gioiello, grazie al recupero di un’antica chiesetta nel cuore del paese. Insomma, vi aspettiamo per una serata certamente piacevole.

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La produzione 2017: “I canonici”

“I canonici” è la nuova commedia della Compagnia Teatrale Fubinese (debutto ufficiale sabato 1 aprile a Rivarone, Alessandria). E’ ambientata nel 1748, anno in cui il pittore Pier Francesco Guala realizza il quadro “I canonici di Lu” che, a settembre 2016, ha fatto rientro a Lu, ospitato nel Museo di arte sacra, dopo che, per mezzo secolo, è stato custodito nel Museo civico di Casale.

La vicenda. I canonici di Lu ambiscono a indossare la cappa magna e il rocchetto, prestigiosi simboli ecclesiastici. Per fare sì che papa Benedetto XIV conceda loro questa possibilità, chiedono aiuto al cardinale Giacomo Millo, solito recarsi in Monferrato dove risiedono alcuni famigliari. Nel periodo di Ferragosto del 1748, arriva la tanto sospirata concessione, festeggiata con tre giorni di baldoria esagerata, durante i quali i canonici, addirittura, buttano denaro dalle finestre destinandolo ai poveri del paese. Pier Francesco Guala, uno dei pittori più rinomati del tempo, viene convocato a Lu affinché ritragga i canonici. Il prodotto è un quadro straordinario: raffigura i religiosi intenti a scrivere una lettera di ringraziamento al cardinale Millo.

La commedia. “I canonici” è una commedia brillante scritta e diretta da Massimo Brusasco, per la Compagnia Teatrale Fubinese. Il cast è composto da Marina Roncati, Franca Reposio, Claudia Capra, Angelo Balestrero, Maurizio Ferrari, Giuseppe Balestrero, Massimo Bosia, Paolo Tafuri, Massimo Brusasco, Franco Mordiglia e Gianpietro Brusasco, con la preziosa collaborazione di Lidia Mordiglia, Cesare Langosco e Giancarlo Devidi. La pièce, ambientata nel 1748, si svolge nella canonica della chiesa di Santa Maria, punto di riferimento per i canonici del paese. Che non sono certo religiosi altolocati, bensì ruspanti preti “da paese” che, come tali, si comportano, anche quando si trovano al cospetto del cardinale Millo, uno degli uomini di fiducia di papa Benedetto XIV.

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Cabaret e musica

“Va là che vai bene” è il titolo di uno spettacolo leggero che mescola musica e cabaret. La Compagnia Teatrale Fubinese lo produce affidandolo a Massimo Brusasco, Maurizio Ferrari e a Massimo Faletti, apprezzato chitarrista. In un’ora e mezza, battute, gag, una miscellanea tra dialetto e italiano, canzoni note e chicche inedite, composte dagli artisti stessi. A seconda dei casi, poi… Il trio si avvale di ulteriori elementi, valore aggiunto a uno show frizzante e, per certi versi, sorprendente.

massimo faletti io e iccio

 

Sarebbero quarantasette

Essendo nato l’8 gennaio 1970, oggi ho compiuto 47 anni. Non è che la cosa mi faccia così piacere; me ne sento 20, ne dimostro qualcuno in più, ho la netta percezione del tempo che passa, e un po’ mi girano… Non essendo particolarmente avvezzo alle feste comandate (mi piace dire che ogni giorno cerco  di trovare motivi per festeggiare), figuratevi quanto possa essere lieto nel celebrare il compleanno, anche perché non ho mai splendidi ricordi su questo giorno (per dire: anni addietro, finii in un fosso con l’auto…). Insomma, un po’ mi girano. Però, oggi ho avuto un sacco di testimonianze d’affetto, anche con la complicità di Facebook che avverte gli amici, inducendoli agli auguri. Sono parecchi quelli che mi hanno scritto in privato, che hanno usato WhatsApp, gli sms, quelli che hanno telefonato, quelli che si ricordano senza l’aiuto dei social network… Avrei un bel po’ di grazie da dispensare, anche a chi con regali, materiali e non, ha mostrato vicinanza.  Ps: oggi, alla guida, sono stato particolarmente prudente…

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Vorrei ringraziare Beppe Grillo

Vorrei ringraziare Beppe Grillo per avere, improvvisamente, fatto rivalutare i giornali. I giornali veri, dico; quelli che sono registrati in tribunale, che hanno un direttore responsabile (che, dunque, risponde in prima persona), quelli che hanno inviati, corrispondenti e redattori la cui “mission” è informare, creare dibattito serio, cercare di costruire. Nelle democrazie, di solito, succede. Accade anche che il giornalista sia considerato il cane da guardia del cittadino: una bella tutela, dunque, per chi ha il diritto-dovere di essere informato. Da ieri, con Grillo, abbiamo scoperto che invece è il cittadino a dover essere il cane da guardia del giornalista. Non è proprio la stessa cosa. Grillo, che sa parlare al popolo degli scontenti (molti, sempre più, con un’infinità di motivi per lamentarsi) ha buone intuizioni che, però, spesso lo portano a deragliare. Francamente, l’idea della giuria popolare per valutare giornali e tivù mi sembra un’autentica strampaleria più che una provocazione. I giornalisti rispondono ai loro lettori, sovrani quando vanno in edicola (o quando impugnano  il telecomando, o quando sono davanti al computer, nel caso di informazione sul web). E’ un tribunale, quello dei lettori, che personalmente temo molto. Evidentemente non hanno le medesime preoccupazioni quelli che sentenziano  dai blog e dai social, strumenti senza vincoli né  controllo. Un’eccezionale espressione di libertà, per carità. Ma francamente sono un’altra cosa,  che – malgrado le pecche dell’Ordine dei giornalisti e il discutibile lavoro di chissà quanti di noi   – ancor oggi proprio non riesco a preferire.

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