Oggi, 24 gennaio, è San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti. La domanda sorge spontanea: abbiamo bisogno di un santo che ci protegga?
Certo è che siamo in un momento di complessità e dubbi. Chi fa informazione lo sa, in bilico tra un passato non estinto e un futuro che si fa notare con prepotenza ma il cui sviluppo – diciamo così – non è ancora definito, benché la strada intrapresa sembra piuttosto chiara.
E’ una strada, ve ne sarete accorti, indicata dall’intelligenza artificiale che non è esattamente un navigatore affidabile (né per chi scrive, né per chi legge), con quel suo modo di fare che sembra facilitarti il lavoro e talvolta lo fa pure, ma che qua e là semina insidie difficili da individuare.
A inciampare ci vuole niente, le nostre barriere non sembrano rafforzarsi e, anzi, siamo tutti più vulnerabili rispetto ai tempi in cui, per esempio, le edicole abbondavano, le rotative viaggiavano che erano un piacere, e sfogliare il quotidiano sembrava la prassi.
Poiché indietro non si torna, inutile farci prendere da una nostalgia che ha poco senso. Meglio è, a parer mio, cercare di adattarci il più possibile con un futuro che dobbiamo farci amico, conoscendolo a poco a poco, anche se l’impressione è che abbia sempre un marcia in più di noi che, per quanto siamo disposti ad accogliere le novità, fatichiamo a tenere il passo.
Dunque, serve un santo protettore? L’anno scorso dissi che era necessario per i lettori. Ora aggiungo che non sarebbe male se desse pure un’occhiata benevole a chi ha appena pagato 100 euro per rinnovare il tesserino.