Mese: Marzo 2018

La produzione 2018: “Si siamo aggiustati tutti bene”

“Si siamo aggiustati tutti bene”. La Compagnia Teatrale Fubinese, dopo il successo della commedia “I canonici” dedicata alla genesi del quadro “I canonici di Lu”, torna a trattare un tema monferrino, attingendo dalla storia. Scritta e diretta da Massimo Brusasco, la pièce “Si siamo aggiustati tutti bene” è interpretata da Maurizio Ferrari, Doriana Bellinaso, Massimo Brusasco, Anna Cioffi, Cesare Langosco, Flavia Bigotti, Giuseppe Balestrero, Paolo Tafuri, Franco Mordiglia e Riccardo Robotti, con la collaborazione di Lidia Mordiglia e Giancarlo Devidi, le scenografie e i costumi a cura della Compagnia stessa. Voci fuori campo: Angelo Balestrero e Giulia Lento.

La storia. Anno 1927. C’è maretta a Coniolo, paese del Monferrato a pochi chilometri da Casale. Gli abitanti si ribellano per l’eccessiva attività estrattiva nel sottosuolo: un prelievo smodato che, indebolendo il terreno, rischia di fare crollare le case soprastanti. I coniolesi, che sono in prevalenza minatori, minacciano una protesta dal ministro, temendo il ripetersi di quando accaduto 22 anni prima, quando, a seguito di alcuni crolli, gli abitanti decisero di vendere i terreni alle ditte dedite all’estrazione della marna da cemento e, mattone dopo mattone, trasferirono il paese dalla riva del Po alla collina.
Il 1927 è un anno cruciale sotto molti aspetti. Il Regime fascista approva la legge sul celibato: tasse più alte per chi non si sposa. Cambia, inoltre, la norma sul diritto minerario: il sottosuolo non è più di proprietà di chi ha i terreni soprastanti, bensì dello Stato. A Coniolo, sempre nel 1927, si scatena la rivolta degli abitanti che temono il crollo delle loro abitazioni a causa dell’attività estrattiva e, proprio in quell’anno, viene annunciata, a partire dal primo gennaio 1928, l’annessione del paese a Pontestura (l’indipendenza tornerà nel 1947).

La commedia. Al dopolavoro di Coniolo, gli allarmati cavatori si ritrovano per organizzare una manifestazione di protesta a Roma. Il capo della rivolta è Berto, alle prese anche col desiderio della figlia di sposare Matteo, giunto in paese anni prima quando gli imprenditori del cemento, per far fronte agli scioperi dei coniolesi, si rivolsero a fidati operai bergamaschi. I rivoltosi devono però fare i conti con Luisin, un cavatore che l’avvocato della controparte riesce a corrompere a suon di promesse. Tra sposalizi da combinare e matrimoni ormai logorati dal tempo, spicca il vecchio Tugnas che, benché sempre poco considerato, riesce a trovare soluzioni adeguate.

“Si siamo aggiustati tutti bene” – CTF

“Si siamo aggiustati tutti bene” è la frase pronunciata da un anziano cavatore coniolese che, a qualche anno di distanza dalla conclusione dell’attività estrattiva (che finì nel 1963), disse: “Si credevamo che chiudendo le miniere di non poter più vivere, e invece si siamo aggiustati tutti bene”. Il miracolo economico italiano, d’altronde, era alle porte…

 

Teatro e Salotto: le date

Il prossimo sarà un weekend interessante per la Compagnia Teatrale Fubinese e per chi vorrà seguirci. Venerdì 16, alle 21.15, saremo a Quargnento, nel nuovo spazio della Confraternita della Trinità (piazza Primo Maggio) per proporre la commedia “I canonici” (ingresso libero). Sabato 17, alle 21.15, al Teatro dei Batù di Fubine, la rassegna Fubine Ridens ospiterà la Compagnia di prosa di Quattordio che presenterà la commedia “Caviale e lenticchie”. Intanto, stiamo lavorando per la nostra produzione 2018, ovvero la commedia “Si siamo aggiustati tutti bene” che debutterà il 6 aprile a Rivarone e verrà presentata poi il 14 e il 15 a Fubine (è già possibile prenotare). A proposito di date: il talk show “Il salotto del mandrogno” sarà martedì 20 marzo alle ore 21.30 al circolo La Familiare di Alessandria.

Mattarella, e bravo

Ci ha  mandato a votare con una legge elettorale scriteriata, e adesso chiede ai partiti un senso di responsabilità. A fare, così, il presidente della Repubblica credo siano capaci in molti. Dei difetti del Rosatellum si sapeva tutto. Ne cito due; il primo: non dà modo agli elettori di scegliere; il secondo: non garantisce affatto la governabilità. Domenica abbiamo votato, non abbiamo potuto scegliere e la governabilità non c’è. Ieri  Mattarella se n’è uscito  con la richiesta di senso di responsabilità ai partiti. Ma lui non ha avuto, invece, responsabilità quando era ora di promulgare la legge? Non gli è venuto  qualche dubbio? Eppure le pulci nell’orecchio gli erano state messe, ad esempio dalla Lega, da Fratelli d’Italia e dalla sinistra radicale… Macchè: ha preferito avallare l’accordo di chi (Renzi, Berlusconi, Di Maio…) poi d’accordo non è capace a mettersi. Non so quali saranno le conseguenze; rabbrividisco, però, di fronte all’ipotesi di nuove elezioni (con stesso sistema elettorale) e allo stallo che si profila. Del quale non ha affatto bisogno l’Italia, un Paese che chiama “inciucio” quella che per  Germania è la  “grande coalizione”.

Il colore (politico) della neve

Succede più o meno sempre così, e anche in queste ore non si fanno eccezioni: c’è un’amministrazione di destra, nevica, i cittadini di sinistra si lamentano perché è scandaloso che le strade siano impraticabili, che non sia passato lo spartineve, che nessuno abbia buttato il sale. Il cittadino di destra, invece, ci racconta che, finalmente, c’è chi si è preoccupato di assicurare una viabilità perfetta… Se l’amministrazione è di sinistra e nevica, si lamentano quelli di destra eccetera… (ce n’è anche per i Cinque stelle, non si creda che).  La cosa fantastica  è che, comunque, quando nevica riusciamo sempre a sorprenderci, ancor prima che farci sorprendere. Come se noi non abitassimo nel Nord Italia e  non sapessimo cosa, di solito, accade d’inverno. Siamo talmente in tensione che bastano pochi fiocchi a farci irritare. E talmente prevenuti da trovare ogni pretesto per attaccare l’avversario o, semplicemente, chi amministra o governa. Dovremmo invece considerare la neve con maggior benevolenza: non fa rumore, rallegra i bambini, porta benefici alla campagna ed è candida, finché non la sporchiamo noi (di solito con auto e smog).