Quella volta eravamo al Toselli di Cuneo, un teatro prestigioso, tanto più per una Compagnia come la nostra, abituata a situazioni meno nobili. Ezio arrivò con gli attori e andò a prendere posto in prima fila. Un addetto, spiegandogli che i posti erano prenotati eccetera, ma non avendo da lui soddisfazione alcuna, gli chiese chi mai fosse. Ezio rispose: “Io sono il critico”. Non gli bastò quell’affermazione per garantirsi la poltrona numerata, però almeno noi tutti capimmo qual era, effettivamente, il suo ruolo all’interno del nostro sodalizio. Da allora, è “il critico”. E così siamo andati avanti con attori, registi, scenografi, costumisti, addetti alle luci e all’audio, e un critico. Lui. Ezio. Uno che non te le mandava a dire, ma al quale ti veniva difficile dirgliele.
Ezio Bonifaci è morto martedì, verso le 18. Ha superato i 90 e lottato, per un bel po’, con problemi polmonari. D’altronde è stato un lottatore, sempre. Non vi tedierò con la biografia. Voglio solo dirvi, pensando di interpretare il pensiero della Compagnia Teatrale Fubinese nella sua interezza, che ci mancherà, per com’era, per quel che ci sapeva dare, per gli spunti che ci offriva. Perché, semplicemente, era un piacere avere a che fare con lui. E non è che succeda con tutti i critici, anzi.