La cosa migliore di ieri sera, secondo me, è stata la presenza di molta gente (stavo per scrivere i friciò, ma sarebbe caduto il ragionamento). Ce n’era parecchia, ed è un buon segno. E’ sempre un buon segno quando si esce di casa per partecipare a un evento collettivo.
Il Carnevale, dopo due anni di assenza, ha unito i fubinesi, fedeli alla vecchia tradizione. Certo, c’è stata anche la “busiunà”, che fa rima con comunità e che è un altro elemento aggregante, anche se vietato ai permalosi. Il bello di un paese sta anche in questo: nella rima che scherza sui suoi personaggi (tanto meglio se occupano posti “di potere”), un falò attorno al quale bere un bicchiere, le frittelle offerte gratuitamente da ottime cuoche.
Alla fine, io e Iccio, saliti sul balcone per la lettura della satira, siamo solo la punta di un iceberg fatto da tutti quelli (Pro loco, Alpini, rione Centro…) che hanno lavorato, come ben spiegato da Mario Faletti, il veterano del quartiere.
Infine, citazione per Dario Biollo e il suo omaggio a Paolino Capra, che ci ha lasciati lo scorso anno.