Berlusconi è stato un personaggio divisivo. Un personaggio divisivo forse non dovrebbe avere funerali di Stato, con annesso lutto nazionale. Con ciò, è triste constatare che, pur nella divergenza di opinione, c’è chi non ha la compiacenza di tacere di fronte alla morte; a nessuno si chiede di osannare per forza di cose il defunto, come da stantia retorica, ma almeno di evitare la classifica del “morto più bravo” per farci sapere che Berlusconi non è in graduatoria (tirando in mezzo anche il compianto Francesco Nuti).
Berlusconi è stato divisivo ma carismatico. Ha rivoluzionato l’editoria, la politica, lo spettacolo, lo sport, anche se è stato a lungo protagonista di questioni giudiziarie, alcune delle quali mai chiarite del tutto. Era il re Mida che faceva luccicare non solo ciò che toccava, ma anche chi si imbatteva sulla sua strada, come testimoniano quelli che hanno lavorato con lui. Ha trovato seguaci entusiasti e appoggi politici importanti, se l’è vista con capi di governo, il papa e la nipote di Mubarak. Lo si ricorderà per la beneficenza e il “bunga bunga”. Non è stato il miglior rappresentante della nostra Italia all’estero, ma ha saputo capire il futuro prima e meglio di altri. Non ha elevato la cultura degli italiani, ma è riuscito a interpretarne i desideri. E’ stato piazzista, incantatore di serpenti, prestigiatore, alimento per registi, autori, giornalisti scrittori (e avvocati, si sa). Invidiato da tanti, è diventato ossessione per i molti nemici che, ora, si sentono orfani. Perché, venendo a mancare un avversario di questo calibro, c’è chi si ritiene effettivamente liberato, ma anche chi non riesce a trovare buone ragioni per giustificare se stesso.