Doveroso omaggio alla Valle per avere vinto il torneo dei rioni di Fubine. Ma mi permetto, anzitutto, un plauso agli organizzatori, ovvero i ragazzi di FubineSiamo, che hanno il becco di darsi da fare lungamente per garantire un (abbondante) weekend di festa, curando i centomila dettagli imposti anche da una manifestazione apparentemente semplice come questa.
Solo chi prova sa cosa vuol dire districarsi tra la burocrazia, i regolamenti, le paturnie dei concorrenti, le critiche di questo o di quell’altro, i consigli che magari non portano a niente. Ma anche pensare ai giochi, fornire il materiale, allestire la cucina, provvedere all’abbeveraggio…
Occasione per aggregare
Sbagliare qualcosa è molto semplice. Ma, senza FubineSiamo, il paese avrebbe perso un’occasione di aggregazione, perché il torneo divide sì, in quanto crea rivalità, ma unisce nella festa, nella partecipazione, nella voglia di esserci per difendere un colore.
La mescolanza tra bambini e adulti, fubinesi doc e d’importazione, assidui della festa e restii a venire coinvolti… ecco, questa contaminazione, intrecciata allo spirito competitivo, non può che fare il bene di un paese che, per forza di cose, è sempre più eterogeneo.
Il torneo, allora, diventa anche un modo per conoscere e per conoscersi (direbbe Marzullo), per instaurare amicizie, per condividere emozioni, per ampliare – infine – quel senso di comunità sempre promosso in teoria ma solo in rare occasioni tradotto in pratica.
Dunque, lunga vita al torneo, anche se immaginiamo che, all’indomani della sfida ci sarà qualcuno di FubineSiamo che dirà “mai più”. Poi passa l’estate, passa l’autunno, passa l’inverno… e con la primavera non solo si risveglia la natura ma anche la voglia di ricominciare. Per fortuna.