Mi capita spesso di scrivere su migranti, richiedenti asilo, extracomunitari in genere. E quasi sempre subisco le rimostranze di qualche lettore (spesso distratto o superficiale). Se racconto di stranieri impegnati nel volontariato, desiderosi di integrarsi e alle prese con difficoltà burocratiche, c’è chi mi chiede in che mondo io viva, essendo reo di non sapere che gli stranieri stuprano, rubano e sono responsabili di svariate nefandezze. Se, come successo ieri, parlo di sicurezza con quale riferimento (perché lo dicono le statistiche) agli stranieri, ricevo gli strali di quelli che dicono che tra reati e profughi non c’è una correlazione e che, per giunta, quando culture diverse si intrecciano, tutti ne beneficiamo. Noto sempre che c’è chi ragiona acriticamente, per partito preso, rifiutando  opinioni altrui, Si è sempre  po’ tifosi e il tifo si scontra con lucidità e obiettività. Ci vorrebbe, forse, un maggior distacco, una capacità di fare un passo indietro, nella certezza che a debita distanza si possano vedere (dunque giudicare) le cose con più obiettività. Invece, incapaci di mediare, la nostra società ha bisogno d’altro. Non averlo, o non raggiungerlo, mi pare cosa deleteria.