Sì, si chiama “busiunà”, con due “u”. Lo so che è comunemente nota come “businà”, ma che ci volete fare? A Fubine funziona così, per lo stesso motivo per i quali gli “infernòt” sono chiamati, almeno da alcuni tra i più anziani, “linfernòt”. Il bello del dialetto sta proprio nella varietà. Oltre che nella “licenziosità”. Col vernacolo si creano immagini che, in lingua, sarebbero insulti. Ci sono esperti che vi possono rendere edotti sulla faccenda. Io mi limito a ricordare che, stasera, come ogni Martedì grasso, a Fubine si legge la “busiunà”, rito pagano con il quale ci si beffa, in rima baciata, dei personaggi più in vista. Ci si trova alle 21 in piazza Garibaldi, per il falò, la lettura, la distribuzione di dolci e vino. E che sia un buon Carnevale.
Continuavano a chiamarla Busiunà
5 Marzo 2019