Un dramma è tale qualunque sia la distanza da casa nostra. Questo, però, avviene pure vicino, in Bosnia. Le avrete viste le immagini: profughi nella neve che cercano di raggiungere l’Italia, oppure confinati in una fabbrica dismessa. Attorno il gelo.
E’ una tragedia che dovrebbe riguardare (anche) l’Europa e che, perlomeno, dovrebbe farci riflettere, se non indignare. Ne racconto perché in Bosnia, in condizioni decisamente più favorevoli, ci sono stato, con l’associazione Sie, che ha tra le finalità aiutare popolazioni che, a inizio anni Novanta, hanno subito una guerra assurda e che, ancora oggi, ne pagano le conseguenze.
E’ un Paese di contraddizioni e corruzione, la Bosnia. Quel che fa la Sie è un’inezia rispetto ai bisogni. Ma è un’attività importante, volta a sostenere famiglie, bambini in particolare. Per me, resta un viaggio indimenticabile, straordinario per emozioni. Domani, sul “Piccolo”, con l’amico Paolo Ferrero, che nei Balcani è stato un’ottantina di volte, cercherò di raccontare quel che sta succedendo poco più in là del nostro confine.
E’ un’intervista che non sposterà nulla. Ma magari aiuterà a capire.