Venerdì scorso siamo tornati a Carentino per parlare (e cantare) in dialetto. Non si poteva rifiutare l’invito di una Pro loco che si dà da fare per salvaguardare la parlata locale, così come fa l’associazione Alessandria in Pista. Un’ora e mezza di rime, battute, curiosità. La gente ha apprezzato. Io mi sono esibito con Massimo Faletti e Maurizio Ferrari: abbiamo riproposto cavalli di battaglia (come la ‘revisione’ della ‘Canson ‘d Fibin-i’), rinverdito brani di un Gelindo di fine anni Ottanta, ma anche fatto conoscere un inedito nuovo di pacca (‘La canzone trista di Giacu l’artista’), che avremo occasione di riproporre. Al di là della nostra performance, la serata ha molto senso: il dialetto è patrimonio, è cultura, è da tutelare nelle sue diversità che distanziano ben più di 20 km Fubine da Bergamasco, ad esempio. A proposito: la bergamaschese Giuliana Piccarolo ci ha proposto le previsioni del tempo con la cipolla. In base all’esperimento, figlio della saggezza popolare, ci dovremmo imbattere, nel 2017, in tre mesi molto piovosi: aprile, agosto e ottobre. Beato chi ci crede, certo. Ma sappiate che sull’argomento c’è pure chi ha redatto la tesi di laurea (e ‘Il Piccolo’ di martedì ha dedicato un ampio servizio). E ieri, a proposito di dialetto, Valenza ha reso uno straordinario omaggio a Ginetto Prandi, il suo cantore più significativo.
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Dialetto, cipolle, Ginetto
Posted by Massimo Brusasco on 27 Gennaio 2017
Il piacere del dialetto
Posted by Massimo Brusasco on 16 Dicembre 2016
Sono reduce da una serata dedicata al dialetto. L’ha proposta la Pro loco di Carentino, annunciando (parole del presidente Fabio Testa) che è solo la prima di una serie di appuntamenti (il prossimo sarà il 20 gennaio) per non disperdere il “sapere popolare” e, nello stesso tempo, fare conoscere la parlata locale anche alle nuove generazioni. Ieri, si sono messi a confronti dialetti diversi, dal bergamaschese all’alessandrino, passando, appunto, per il fubinese, che ho proposto, in forma di canzone, con Maurizio Ferrari e Massimo Faletti. Abbiamo puntato sull’ironia, sulla satira, sui modi di dire e anche sugli strafalcioni tipici di chi, abituato al vernacolo, vuole cimentarsi con l’italiano. A giudicare da risate e applausi, l’operazione è riuscita. Al di là della nostra performance, è la serata in tutta la sua interezza ad avere destato grande interesse. E bene ha fatto, in apertura, il sindaco Silvia Celoria a citare Umberto Eco che, più volte, ha elogiato il vernacolo. Insomma, se lo diceva pure lui…