Mese: Gennaio 2021

Chi sono i “Fubinesi dell’anno”

Il “Fubinese dell’anno” è un premio che la Compagnia Teatrale Fubinese promuove per celebrare personaggi che si sono distinti nel mondo del volontariato, dell’economia, della cultura… La lista dei premiati è ormai sufficientemente lunga che merita di essere proposta per non disperdere un patrimonio qual è la memoria.

2008: Giuseppe Di Menza, fondatore dell’associazione L’Abbraccio, fortemente impegnata nel sociale

2009: Dina Fiori, sempre pronta ad abbellire Fubine con i suoi disegni, ma anche artefice di iniziative di volontariato

2010: Jacopo Garlasco, studente da premio, contribuisce a dare lustro a Fubine in concorsi di livello internazionale

2011: Angelo Balestrero, protagonista per mezzo secolo di amministrazione comunale e dell’associazionismo

2012: Maria Luisa Varaldi, grazie al suo impegno, sono nate, e si sono sviluppate, iniziative a favore dei giovani

2013: Mario Faletti, personaggio poliedrico, in prima linea, a vario titolo, in (quasi) tutte le associazioni del paese

2014: Andrea Filippelli, affermato ingegnere, contribuisce al successo di missioni spaziali internazionali

2015: Luigi Aluffo, imprenditore e benefattore, dà impulso all’economia fubinese, senza dimenticare l’aspetto sociale

2016: Andrea Desimone, architetto all’avanguardia, artefice di progetti residenziali innovativi arrivati anche in Russia

2017: Giuseppe Saglio, una brillante carriera da medico, svolta lontano da Fubine ma senza mai dimenticare il nostro paese

2018: Enzo Bo: punto fermo di Avis e Croce rossa, sempre presente quando occorre un aiuto dal punto di vista sanitario e assistenziale

2019: Angelo Longo, imprenditore che ha trasferito l’azienda a Fubine, ampliandola e dando un decisivo impulso all’occupazione

2020: Roberto Allario, con foto e video, realizzati anche col drone, contribuisce a fare conoscere Fubine dal punto di vista turistico

Bisogno di contatto

La scuola non sono solo libri, interrogazioni, verifiche. Anzi, se mi chiedessero di raccontare i miei anni scolastici, probabilmente (e colpevolmente?) non citerei nulla che riguarda la didattica. Vi parlerei di amici, amori, goliardia, vita da vivere negli intervalli, sguardi, sorrisi, sciocchezze di cui ci si sarebbe pentiti 10 anni dopo, idiozie di cui non ci si sarebbe pentiti mai.

La scuola (almeno quella superiore) è il luogo in cui si studia e si cresce. E’ l’adolescenza che sboccia e sfocia nell’età adulta. E’ il godersi l’età più bella, almeno così si dice, quella che a fatica contempla la parola “distanza”.

La famigerata dad è l’antitesi di “quella scuola lì”. Sarà pure un male necessario, ma, ricordando il mio passato con indubbia nostalgia, sono sinceramente rammaricato per chi, nel fiore degli anni e bisognoso di contatto umano, se ne deve stare davanti a un computer.

Caro San Francesco

Oggi, 24 gennaio, si celebra San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti. Lo scorso anno scrissi che ci sarebbe voluto un patrono per i lettori: ne sono sempre più convinto. Serve un “qualcuno” che li aiuti a capire, a non confondere ad esempio le testate giornalistiche con i blog e tanto più con messaggi pubblicati sui social.

Una testata giornalistica, per dire, è registrata in tribunale, ha un direttore responsabile e deve sottostare a norme codificate.

Per contro, caro San Francesco, se tu potessi dare una mano anche ai giornalisti non sarebbe male. Sono tempi difficili, come immaginerai. Nella mia categoria, quasi tutti si danno da fare per capire qualcosa di una realtà complicata e cercano di raccontarla nel modo migliore. Non sempre ci riusciamo, ma se tu che sei il nostro patrono riesci in qualche modo a darci una mano, ti saremmo grati.

Tra l’altro, il fatto che siamo ancora importanti lo dimostra che, malgrado la pandemia, le edicole sono sempre rimaste aperte.

Sanremo vs Teatro

Il problema, secondo me, non è mettere il Teatro (la maiuscola non è casuale) contro il Festival di Sanremo, come sembrerebbe da certi post sui social, con commenti al seguito. Semmai sarebbe utile “usare” il Festival di Sanremo per promuovere, il prima possibile, l’apertura dei teatri (ma anche dei cinema, direi) consentendo in questo modo non solo a moltissime persone di tornare a lavorare (attori, registi, tecnici, maestranze varie) ma anche al pubblico di tornare in sala e, dunque, di vivere sprazzi di vita più o meno normali.

Il teatro è un luogo sicuro: distanziamento, sanificazione, uso delle mascherine, misurazione della temperatura sono accorgimenti che vennero già presi in molte occasioni nei (pochi) momenti di riapertura, tra un’ondata e l’altra della pandemia. E’ chiaro che contrastare il Covid è la priorità, ma è altrettanto evidente che un teatro è facilmente governabile. E, se è in vigore il coprifuoco alle 22, si potrebbe pensare a spettacoli all’ora dell’aperitivo o, almeno, nei pomeriggi di sabato e domenica. L’importante, a mio parere, è vincere questa paralisi.

Non sfugge a nessuno l’importanza mediatica ed economica del Festival. Ma mi sembra che a troppi sfugga, invece, il fatto che il teatro dà da vivere a migliaia di persone, nel nostro Paese. Ben venga il Festival, dunque, se serve a far parlare di un problema colpevolmente relegato ai margini.

Il dramma vicino a casa

Un dramma è tale qualunque sia la distanza da casa nostra. Questo, però, avviene pure vicino, in Bosnia. Le avrete viste le immagini: profughi nella neve che cercano di raggiungere l’Italia, oppure confinati in una fabbrica dismessa. Attorno il gelo.

E’ una tragedia che dovrebbe riguardare (anche) l’Europa e che, perlomeno, dovrebbe farci riflettere, se non indignare. Ne racconto perché in Bosnia, in condizioni decisamente più favorevoli, ci sono stato, con l’associazione Sie, che ha tra le finalità aiutare popolazioni che, a inizio anni Novanta, hanno subito una guerra assurda e che, ancora oggi, ne pagano le conseguenze.

E’ un Paese di contraddizioni e corruzione, la Bosnia. Quel che fa la Sie è un’inezia rispetto ai bisogni. Ma è un’attività importante, volta a sostenere famiglie, bambini in particolare. Per me, resta un viaggio indimenticabile, straordinario per emozioni. Domani, sul “Piccolo”, con l’amico Paolo Ferrero, che nei Balcani è stato un’ottantina di volte, cercherò di raccontare quel che sta succedendo poco più in là del nostro confine.

E’ un’intervista che non sposterà nulla. Ma magari aiuterà a capire.

La presentazione del mio libro

Ho accolto ben volentieri l’invito della Biblioteca di Tortona per presentare il mio libro “Le mani del mago”. Purtroppo sarà soltanto un appuntamento in streaming ma, di questi tempi, bisogna accontentarsi

L’appuntamento è per venerdì 15 gennaio, alle ore 17.30 sul canale youtube della biblioteca stessa, sul cui sito, poi, si potrà rivedere.

Un grazie a Cinzia Rescia che mi dà modo di parlare di Sergio Viganò, il massaggiatore protagonista del libro (Bradipolibri editore) che non parla solo di calcio, ma anche del grande legame di amicizia tra il Viga e Roberto Mancini, attuale commissario tecnico della Nazionale di calcio.

Il libro è disponibile (o prenotabile) nelle libreria, oppure sui tradizionali canali web dedicati all’editoria. Si può anche richiedere alla mail acquisti@bradipolibri.it. Ma, prima, vi consiglio di dare un’occhiata alla presentazione… così non lo comprate a scatola chiusa.

Un anno fa

Un anno fa, l’8 gennaio, ho compiuto 50 anni. Ringrazio tutti quelli che oggi mi hanno fatto gli auguri, ma torno indietro di 12 mesi, quando la parola Covid non era nota, “lockdown” era da anglofoni, “distanziamento sociale” una follia e la cartina d’Italia era politica e fisica, semmai, non colorata di rosso, arancione e giallo.

Un anno fa, a quest’ora, si era in scena. Io con la Compagnia Teatrale Fubinese per presentare la commedia “Il racconto del conto della contessa” che, dopo quella data, purtroppo non è stata ripresa per evidenti motivi. Quella sera, grazie alla generosità degli invitati a teatro, riuscimmo a raccogliere fondi che la Sie, l’associazione a cui sono stati devoluti, ha utilizzato per acquistare una ricamatrice e una macchina per cucire professionale per allestire un laboratorio di sartoria in cui far lavorare persone appassionate di cucito, che possono godere di “borse lavoro”.

I macchinari sono stati acquistati e le signore sono all’opera (l’inaugurazione del laboratorio è solo rimandata). I progetti benefici della Sie continuano. E’ stato bello, la sera di un anno fa. Bello anche sapere che l’iniziativa ha avuto successo.

Ci aggrappiamo al passato, pur recente, per trarre spunti di positività in un 2021 che non inizia sotto i migliori auspici. Per fortuna siamo circondati di gente, come gli amici della Sie, che affrontano le difficoltà con idee, progetti, sorrisi. E possiamo rallegrarci un poco.

Una canzone per voi (ma soprattutto per noi)

Con la scusa di fare un regalo agli altri, l’abbiamo fatto a noi. A noi… che ci manca il palco, che ci piace cantare, che amiamo dire cose sensate facendo gli stupidi ma anche proporre idiozie restando seri. A noi, insomma. Il regalo che ci siamo fatti è una canzone che si potrebbe intitolare “Portiam nel 21” o, forse, “Ci salva il vaccino”. Non ci abbiamo ancora pensato e, a quanto pare, non ci penseremo. A noi è interessato farla, questa canzonetta. Dura poco, ha pure il video. Ci sono anche le parole a disposizione di chi, facendosi indubbiamente del male, la volesse cantare.

E’ l’augurio di buon anno della Compagnia Teatrale Fubinese. Il testo l’ho composto io, la voce è quella di Maurizio Ferrari e a tutto il resto, ma proprio a tutto, ha pensato Massimo Faletti, senza il quale saremmo qui a chiederci che cosa si potrebbe fare. Se avete voglia di ascoltare e vedere, il link è questo https://www.facebook.com/CompagniaTeatraleFubinese/videos/393687768395292

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