Sarà capitato anche a voi di dire: “Questa cosa avrei voluto inventarla io”. Ebbene, a me è successo (non per la prima volta), ieri sera a Valenza, allo spettacolo “The speech” di Alessandro Bianchi. Ne ho invidiato la bravura attoriale ma, da autore, soprattutto la genialità dell’idea, incentrata sul discorso in italiano di un ministro dell’Ue che l’italiano non lo conosce e che, pertanto, deve affidarsi a un traduttore.
Ma se questi è vendicativo, come la mettiamo? La mettiamo che si ride parecchio, perché Bianchi è bravissimo a tenere il palco, lo è quando parla, quando tace, ma pure nel coinvolgere il pubblico. E poi, ribadisco, il monologo poggia su un’idea fortissima, latente chissà dove e dunque chissà come scovata da un artista che, avendo fatto palestra nei Cavalli Marci, non può che essere bravo.
Spiace che Valenza non abbia risposto in modo adeguato. Ma chi c’era s’è sicuramente divertito. E i più (me compreso, col mio amico Gianfranco) sono poi saliti sul palco per i selfie. A proposito di genialità: anche questo è stato un bel colpo per chiudere lo show in modo atipico.