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ReferenDon

La notizia era simpatica e sono contento d’averla pubblicata sul “Piccolo” di martedì. Raccontavo che, durante la messa domenicale, il prete di Cuccaro ha detto di non avere pregato abbastanza per scongiurare la fusione tra il suo paese  e Lu, spiegando che il sindaco cuccarese avrebbe dovuto tenere conto del volere della (sua) popolazione che, a novembre, tramite referendum, alla fusione aveva detto no. Poi però il consiglio comunale di Cuccaro, così come quello luese, hanno deliberato per la fusione, e fusione è. Insomma, un prete che se la prende col sindaco fa tornare ai tempi di Don Camillo e Peppone. E, infatti, l’accostamento non è stato proposto solo da me ma anche da chi ha scritto dopo. Sì, perché ieri la notizia è poi rimbalzata sui siti e pure su giornali nazionali: significa che la cosa meritava di essere raccontata. Colgo l’occasione per fugare dubbi a chi, tra Cuccaro e dintorni, ne avesse: non ho fatto il tifo né per il sì né per il no alla fusione. Ho solo più volte raccontato le vicende di due sindaci che difendevano una teoria (poi diventata pratica, perché la fusione c’è stata), le perplessità dei consiglieri di minoranza (sia a Cuccaro che a Lu), le incertezze della Regione  e le iniziative, anche dispendiose, del Comitato del no di Cuccaro che ha tentato di difendere autonomia e campanile. Non è che un giornalista non abbia opinioni: semplicemente, il suo interesse è raccontare, cercando di farlo nel modo più corretto possibile, senza la pretesa di piacere a tutti, fusi o no.

Il senso del “local”

Domenica scorsa, “Al pais d’Lu”, il giornale che da un ventennio ho il piacere di dirigere (in realtà sono a titolo di firma o poco più), ha ricevuto la benemerenza da parte del sindaco di Lu, Michele Filippo Fontefrancesco, durante la festa di San Valerio. Non è un Oscar, ma comunque un premio significativo: la consacrazione dell’importanza di un periodico locale, che non solo informa ma vuole essere anche una sorta di diario, di registro delle attività di Lu e dintorni, oltre che un’occasione di confronto, talvolta anche acceso.  Nell’epoca del web dilagante e dei social, della velocità e dell’ammasso di notizie, un giornale che esce una volta al mese, che offre spunti di riflessione e che parla di piccole cose ha ancora molto senso, tanto più nella versione cartacea (c’è anche quella in pdf, però). Mi auguro che “Al pais d’Lu”, presente da 45 anni,  goda di lunga vita: per i nostri piccoli paesi è comunque una vetrina importante, se non proprio una boccata d’ossigeno.

Ps: grazie a Valeria Verri, attuale direttore, al tuttofare Gherzi, ai direttori che, negli anni, si sono succeduti.

Si va alla casa di riposo

Ebbene sì: suoneremo, canteremo e reciteremo alla casa di riposo. Succederà domenica alle 16.30 a Lu, dove pare ci attendano con ansia. Con me, ad allietare il pomeriggio degli anziani ospiti, ci saranno Maurizio Ferrari e Massimo Faletti, con i quali sto preparando un repertorio… “ad hoc”, con qualche novità rispetto al solito. Per noi sarà certamente una piacevole esperienza… cosa che ci auguriamo anche per chi avrà voglia di starci a sentire.

Il paese di campanili e religiosi

Lu (senza l’appellativo Monferrato) è un paese che si caratterizza almeno per un paio di cose: la brevità del toponimo e l’alta percentuale di vocazioni religiose, almeno nel secolo scorso. A Lu oggi, domenica 5 marzo, fa tappa “Genius loci”, un’interessante iniziativa che mira a valorizzare i borghi monferrini, con la regia di Anna Maria Bruno. Sono stato invitato a “raccontare qualcosa”, in una delle tappe del percorso luese (partenza alle 15 da piazza San Giacomo). Lo farò volentieri, per l’affetto che ho per Lu (qui giocai a calcio, qui ho molti amici, qui collaboro con giornale locale) e per parlare della prossima commedia della Compagnia Teatrale Fubinese, dedicata al quadro “I canonici di Lu”, dipinto da Pier Francesco Guala nel 1748 e,  lo scorso settembre, andato a impreziosire il Museo di arta sacra, piccolo gioiello di un paese che si caratterizza per numero di campanili, angoli suggestivi, splendidi panorami collinari, apprezzabili in particolare dalla Torre Civica. Tutto ciò farà da sfondo a chi vorrà aggregarsi a noi per un pomeriggio vivace e interessante, anche dal punto di vista culturale.

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La scommessa del 2017: “I canonici”

Ci hanno raccontato la storia dei canonici di Lu e, soprattutto, la genesi del quadro che Pier Francesco Guala dedicò loro nel 1748, e ci venne un’idea balzana: facciamone una commedia. La nuova produzione della Compagnia Teatrale Fubinese, al debutto nella primavera 2017, sarà appunto “I canonici”, testo (mio) ispirato dalle vicissitudini che videro protagonisti i preti luesi che, per intercessione del cardinale Giacomo Millo, indussero papa Benedetto XIV a concedere loro la possibilità di indossare la cappa magna. Alla decisione pontificia seguirono tre giorni di festa smodata, preludio alla convocazione del Guala, autore dell’opera che, da settembre 2016, impreziosisce il Museo di arta sacra di Lu, dopo essere stato conservato per molti anni nel Museo civico di Casale. Il ritorno a Lu è stato celebrato a dovere; mancava giusto una commedia per completare le cerimonie…

Nella foto, “I canonici di Lu” di Pier Francesco Guala, anno 1748.

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L’arte nel nostro nuovo spettacolo

Il   quadro “I canonici di Lu”, capolavoro di Pier Francesco Guala, l’altro ieri è tornato  a Lu Monferrato, dopo anni di esposizione al Museo Civico di Casale. Per Lu è un grande evento che merita di essere festeggiato. E sabato 24 ci sarà una grande festa. Anche la Compagnia Teatrale Fubinese celebrerà l’evento. La nostra prossima commedia, infatti, si intitolerà “I canonici” e sarà ambientata nel 1748, allorché  i canonici luesi ricevettero da  papa Benedetto XIV la possibilità di indossare cappa e rocchetto; la concessione indusse i canonici a festeggiare per tre giorni e a convocare il Guala affinché realizzasse quel ritratto che  fa notizia ancora oggi.  La Compagnia Teatrale Fubinese, dunque, si concede un tuffo nel passato  per raccontare una “storia vera” contornandola di spunti divertenti, propri di un contesto contadino vivace e brillante. Lo spettacolo debutterà nella primavera del 2017.

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Quando si debutta (come stasera, ad esempio)

Spiegare un debutto è sempre complicato. C’entrano le emozioni, qualche timore, la voglia di dimostrare cosa si sa fare, la “liberazione” dopo serate di prove, l’incertezza (piacerà?, non piacerà?), la speranza… Fra qualche ora, quando cioè si chiuderà il sipario a esibizione conclusa, forse sarà più semplice raccontare. Di certo, stasera si debutta con la nuova commedia “Il paradiso del procione”. Partenza da Lu Monferrato, alle ore 21.15, nel salone del Vecchio cinema, dove la Compagnia Teatrale Fubinese, artefice della pièce, offre una serata di divertimento a sostegno delle associazioni ‘Stella bianca-Laura Garavelli’ e Sie, da tempo impegnate per portare conforto a popolazioni dell’Africa. Sulla commedia avrò modo di raccontarvi; o meglio: avrete modo di vedere, mi auguro. Quel che mi preme adesso – a poche ore dalla prima – è ringraziare chi in questi mesi è stato al mio fianco, mi ha seguito, assecondato, accettandomi come autore, poi come regista e pure come (smemorato) compagno di palcoscenico. Mi riferisco a Massimo Bosia, Maurizio Ferrari, Doriana Bellinaso, Flavia Bigotti, Giuseppe Balestrero, Daniela Buzio, Marina Roncati e Paolo Tafuri, sul palco per la prima volta; e poi Giancarlo Devidi, Cesare Langosco, Lidia Mordiglia, Gian Pietro Brusasco e tutti quelli che collaborano con una Compagnia che, malgrado i 35 anni di attività, non ha intenzione di fermarsi. Si riparte, dunque. Stasera. A Lu.

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