Oggi, gli americani celebrano il Blue Monday, che a loro dire dovrebbe essere il giorno più triste dell’anno (è un lunedì d’inverno, arriva dopo le festività natalizie…), ma è anche la Giornata della pizza. A me interessa soprattutto che sia quella dedicata al dialetto e alle parlate locali. Che, in effetti, un po’ di tutela la meritano.
Nel tempo degli inglesismi, sembra anacronistico sostenere la bontà del dialetto. Sembra, appunto. Il vernacolo, invece, è vita, è storia, è tradizione. E’ sapere popolare, sono le nostre radici che nessuna “cancel culture” (a proposito di inglesismi…) potrà estirpare.
Sono parole cadute in disuso che meritano di essere riprese, perché sintetizzano, chiarificano, precisano. In dialetto ci sono, ad esempio, un’infinità di modi di descrivere la pioggia, a seconda dell’intensità. Il dialetto poi è concreto, non si perde in voli pindarici, non si concede troppe smancerie. Bada al sodo.
In dialetto non si dice “ti amo”. Ci si concede un “mi piaci” o un “ti voglio bene”, che è il massimo dello slancio d’affetto.
Do ragione a chi dice che sapere il dialetto equivale ad ampliare gli orizzonti e a tenere allenato il cervello. Non sarà esattamente come conoscere un’altra lingua, ma siamo lì.