Sipario sulle Olimpiadi, con un gran finale: la vittoria della squadra femminile di volley, grande protagonista in tutto il torneo (solo un set perso, nel match d’esordio). Abbiamo esultato con la Batocletti e Martinenghi, con Tita e Banti, Ceccon, Musetti, un Fabiani sorprendente, il duo Consonni-Viviani, Ganna… poi aggiungete a piacere, tanto di medaglie l’Italia ne ha vinte 40 (come a Tokyo, ma con due ori in più).
Però due cose penso vadano dette: in tutte le giornate dei Giochi parigini, esattamente come a Tokyo, l’Italia è andata a medaglia, ma, soprattutto, che siamo arrivati un’infinità di volte al quarto posto (25!). Niente podio, niente medaglia. Ma pur sempre quarti nel mondo.
E quando uno è quarto nel mondo (ma anche quinto, sesto…) è comunque un atleta straordinario, qualunque disciplina pratichi. Va applaudito, osannato, magari consolato, comunque apprezzato e considerato per quel che ha fatto (a cominciare dalla fatica per arrivare dov’è arrivato) e per quel che è: uno sportivo eccellente che, per qualche motivo (il più sempre: aveva davanti a sé tre rivali più forti), non ce l’ha fatta abbastanza (idem ragionando sulle squadre).