Non ci sarà il clima di trent’anni fa, ma mi piace questo spirito rinato, questa sana competizione, questa voglia di esserci. Fubine, per tre giorni (ma forse anche qualcosa in più: vedremo) si immerge nel torneo dei rioni. Bravi i ragazzi di Fubine SiAmo a rinverdire una tradizione antica, e plauso a tutti quelli che si stanno dando da fare perché sia festa. Ho il piacere di presentare il torneo, domani sera. Sono certo che sarà baldoria, con la necessaria dose di rivalità. Vi lascio con una foto, da qualche giorno circolante sul web, che si riferisce agli albori del torneo (sono uno dei due che reggono il cartello) e con una riflessione che mi è stata chiesta dagli organizzatori.
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Per me il torneo dei rioni è Ottavio Castellini. Il più placido tra i terrestri fubinesi, ma il più perfido. Una mente diabolica che, in prossimità delle gare, dava il meglio di sé. Forse non gli importava neanche vincere, con le sue (e le mie) Cascine, ma godeva come un matto nel creare scompiglio, nell’animare discussioni e, ne sono convinto, nel fare irritare suo suocero, che ci metteva niente a incendiarsi.
Per me il torneo dei rioni è Ottavio che trovava complici per realizzare gli asini di polistirolo da mettere nel bar Sport; è quello che pensava di trasformare la rotatoria della Stazione in un pollaio; di affiggere manifesti da morto dedicati agli avversari. E’ l’Ottavio che proponeva gare in cui il suo (il nostro, certo) rione era indubbiamente più competitivo (la gara dei trattori, ad esempio), e quello che, con la scusa di parentele fittizie, faceva partecipare, nelle sue squadre, soggetti che a Fubine non si erano mai visti, e che non si sarebbero visti più.
In certi frangenti, un paese ha bisogno di “ottavicastellini”; lui è stato un emblema di senso di appartenenza, impegno e sana rivalità, con pizzico di sadismo.
Se n’è andato da poco, Ottavio. La rinascita del torneo è, implicitamente, un’occasione per ricordarsi di lui e delle sue “gesta”.