Autore: Massimo Brusasco

Mercoledì su Radio Nerazzurra

Sergio Viganò vinse con l’Inter un celebre scudetto, grazie a Ibrahimovic. Era in panchina, la partita a Parma non si sbloccava, mister Mancini lo mandò in campo, lui segnò due reti. Decisive, si capisce.

Anche di questo scrivo nel libro “Le mani del mago”, (Bradipolibri editore), dedicato a Viganò, straordinario fisioterapista, pluriscudettato. Avrò occasione di parlarne domani, mercoledì, dalle 10.25, a Radio Nerazzurra (www.radionerazzurra.it), ascoltabile sul web (si può anche scaricare l’app.

Un quarto d’ora per parlare del libro, uscito un anno fa, del Viga, di Mancini e di un bel po’ di aneddoti che hanno per protagonista Sergio, dai tempi dei Grigi a quelli del Manchester City.

I giornalisti sono utili?

Pur in zona rossa e in lockdown le edicole sono aperte: significa, quindi, che i giornali sono utili. E se i giornali sono utili e, per estensione, se l’informazione è importante, probabilmente anche i giornalisti (e, dunque, quelli che fanno informazione) sono utili.

Essere utili non significa necessariamente essenziali, ammesso che le parole abbiano un senso. Il dibattito lo ha scatenato Selvaggia Lucarelli che, prima di andare fuori dal seminato, ha posto un tema interessante, chiedendosi anzitutto se quella dei giornalisti è una categoria meritevole di priorità in fatto di vaccino. L’occasione è stata ottima per sparare contro i giornalisti anche perché sono i giornalisti stessi a prestare il petto a chi non aspetta altro di impallinarli.

Premesso che appena mi danno occasione di ricevere il vaccino sarò ben lieto di sottopormi, è evidente che se un giornalista fa smart working o, comunque, è confinato in un ufficio o magari in uno studio televisivo o radiofonico, anche se svolge un ruolo di primaria importanza, non ha necessità di precedenza. Diverso il caso di chi, a esempio, fa il cronista “sul campo”, dove la gente s’accalca o in luoghi sensibili, come ad esempio gli ospedali.

Questo dovrebbe essere un ragionamento sensato che potrebbe dare occasione all’Ordine dei giornalisti, ad esempio, di fare qualche seria distinzione tra chi ha quello giornalistico come lavoro principale e chi è iscritto pur avendo ben altro come fonte di reddito. Con ciò, la speranza mia è che ci si vaccini il più possibile il prima possibile. E che chi fa il giornalista non consideri se stesso essenziale, semmai che venga considerato tale dall’utente.

Grazie signor Lou

Onore a un signore che si chiamava Lou Ottens e che è mancato oggi. Fu l’inventore delle musicassette. Quelli della mia generazione sono cresciuti con i nastri, da maledire quando si impigliavano nel mangiacassette (il verbo mangiare avrebbe dovuto farci capire molto…), da riavvolgere usando la biro, da incidere quando erano in versione “vergine”.

E’ chiaro che c’era più affezione per i dischi in vinile, però le musicassette le sentivi più tue, grazie alla funzione di “play e rec” che ti consentiva di crearti la personalissima hit parade, con la complicità di trasmissione cult come Discoring o Superclassifica Show che proponevano i brani del momento.

Alla notizia della morte di Lou Ottens sono tornato adolescente. E mi sono scorse nella mente luci psichedeliche, ragazze da conquistare, cantautori per intristirsi. E anche mia mamma, spesso puntuale nel contaminare la registrazione, parlandoci sopra. L’avrei maledetta, ma che bello che era.

Sanremo, il non problema

Il problema non è Sanremo, semmai è quello che non è Sanremo. Non è Sanremo il cinema e il teatro, non sono Sanremo i concerti, giusto per rimanere nel mondo dello spettacolo. Il Festival non solo credo abbia il diritto di esserci (se rispetta le regole), ma anche una sorta di dovere, per quel che garantisce all’indotto e, mettiamola così, al morale di molti.

Il problema non è Sanremo che apre, ma tutto ciò che resta chiuso e che potrebbe riaprire in sicurezza. Ben venga il Festival se riesce (come pare) a dare voce a chi con gli spettacoli vive e che, da un anno ormai, s’aggrappa a tanta speranza e a pochi ristori.

Facoltà di parola

Tra i tabù che non erano stati ancora infranti nella società moderna, c’era la facoltà di parola data agli arbitri di calcio. Finalmente, si è posto rimedio, e pure in modo sensato: non si chiede al direttore di gara di esternare a fine partita, quando emotività, tensione e stress potrebbero giocare brutti scherzi, ma di spiegare, serenamente, in un comodo studio televisivo, con evidenti tutele Rai.

Orsato, celebre arbitro di Schio, ha debuttato come arbitro in attività… parlante. E’ stato esemplare testimone di una categoria spesso bistrattata, composta non solo da atleti autentici ma da soggetti che, se la vogliamo mettere sul piano intellettivo, vincono di gran lunga il confronto con la maggior parte dei calciatori, ai quali viene concessa la giusta libertà di espressione (fatti salvi i vincoli imposti dalla società di appartenenza).

Nell’epoca dei social e della comunicazione, l’arbitro era rimasto uno dei pochi soggetti costretti al silenzio. L’altro è Draghi, per volontà sua (e, forse, ottime ragioni).

La recensione

E’ uscito quasi un anno fa e, purtroppo, non ho mai avuto occasione di presentarlo “come si deve”, a causa dell’emergenza Covid.

Il mio libro “Le mani del mago” (edito da Bradipolibri) per fortuna non è finito nel dimenticatoio. Nella speranza di poter raccontare “dal vivo” le gesta di Sergio Viganò, il massaggiatore a cui ho avuto il piacere di dedicare il volume, ecco una recensione, arrivata fresca fresca.

Un grazie a sololibri.net e a Pasquale che l’ha redatta. La potete leggere a questo link:

https://www.sololibri.net/Le-mani-del-mago-Sergio-Vigano-Brusasco.html?fbclid=IwAR2DeNdyzHzMxzs5XadVF0Q71JnWUfVoNRcsBTsxAEGDT3h4-gv1Y_YoIEo

Il teatro accende le luci

Idealmente siamo con tutti i lavori dello spettacolo che domani, lunedì, manifesteranno per porre l’accento sulla necessità di tenere i teatri aperti. La proposta è dell’Unione nazionale interpreti teatro e audiovisivo, che vuole porre l’accento “sulla drammatica situazione dei teatri e, in generale, del mondo dello spettacolo”.

Accadrà che alcuni luoghi di spettacolo (tra cui il Sociale di Valenza) apriranno le porte e accenderanno le luci; nessuna commedia, nessun concerto, ma un semplice modo per dire che si è vivi, con tante grazie a quei cittadini che vorranno lasciare una testimonianza.

Abbiamo sottolineato più volte che per noi il teatro è essenzialmente passione; ci mancano le serate di prove, le esibizioni, le risate, gli applausi. Però c’è chi col teatro vive. Ed è per questi che bisogna far capire quanto quest’arte sia importante in un Paese che dovrebbe/vorrebbe puntare molto sulla cultura.

Malgrado tutto, busiunà

Noi ci abbiamo provato e ringraziamo tutti quelli che hanno voluto seguirci in diretta o che lo faranno riguardando i video pubblicati su varie pagine Facebook fubinesi (compresa la mia). In un periodo in cui “niente è la stessa cosa”, non lo è neppure la busiunà, recitata davanti a uno schermo.

Però siamo contenti del risultato. Sappiamo dei molti ascoltatori e siamo grati alla tecnologia che ci dà una mano in epoca di distanziamento. Non proporre “neanche” la busiunà carnevalesca sarebbe stata un’ulteriore macchia in un periodo in cui il bisogno di un sorriso è forse più impellente del solito.

Un grazie anche alla Pro loco che ha appoggiato l’iniziativa, nella speranza di tornare quanto prima alla normalità. Ma questo è fin banale dirlo.

Stasera l’asta solidale

Ripeteremo una fortunata iniziativa e lo faremo con la convinzione di chi sa che la ricerca scientifica è fondamentale per il progresso della società.

Stasera, venerdì, alle ore 21, in diretta sulla pagina Facebook “Il Piccolo Alessandria” andrà in onda un’asta di undici opere che artisti locali hanno devoluto alla fondazione Solidal: il ricavato sarà, appunto, devoluto alla ricerca, in particolare per contrastare il mesotelioma.

Avrò il piacere di fare da banditore; per ogni artista, 5 minuti a disposizione, durante i quali, in diretta, raccoglieremo le proposte di offerte. Vi aspettiamo… online.

Allo Zecchino d’Oro

Mentre tutti stanno parlando del Festival di Sanremo, io vi racconto dello Zecchino d’Oro, concorso canoro al quale sono sufficientemente affezionato perché un’edizione fu vinta da una mia amica, Alice Lenaz (la conosceranno gli alessandrini), che, tra l’altro, ha sposato un ragazzo belga conosciuto molti anni prima all’Antoniano, in quella (per molti motivi) fortunata edizione.

Mentre tutti stanno parlando del Festival di Sanremo, io vi dico che ho scritto una canzone per lo Zecchino. Convinto e affiancato da un altro autore, l’amico Sergio Muratore, che ha avuto la giusta ispirazione, ci siamo iscritti sperando di trovare un bambino o un coro che la possa cantare, possibilmente a Bologna. Significherà che siamo stati presi.

Fine della notizia. M’è parso simpatico darla, proprio perché tutti, ora, stanno parlando di Sanremo (e qualcuno anche di Draghi).