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Due sabati, due spettacoli

Domani, sabato 13 gennaio, torna Fubine Ridens, la rassegna di teatro brillante al Teatro dei Batù di Fubine. Siamo lieti di ospitare (ore 21.15, ingresso 7 euro) la compagnia Brofferio di Asti, che presenterà un successo di Amendola e Corbucci, tradotto da Barbero, intitolato “Edcò j’angej a beivo Barbera” (“Anche gli angeli bevono Barbera”). Come spesso accaduto, la nostra rassegna dà spazio al dialetto: lo facciamo non a caso a gennaio, nell’imminenza della Giornata del dialetto, prevista per mercoledì 17. Sabato 20, invece, saremo noi della Compagnia Teatrale Fubinese i diretti protagonisti: al San Francesco di Alessandria, infatti, proporremo la commedia “I canonici”, con ricavato devoluto all’associazione Sie impegnata in progetti a favore di donne che vivono situazioni di disagio.

Asti non dorme, Alessandria si sveglia

“Aperto per cultura” è stata una grande manifestazione, mi permetto di aggiungere “senza se e senza ma”. E’ ovvio che non avrà raggiunto la perfezione  ma, indubbiamente, quello andato in scena venerdì sera è stato un evento memorabile, rivoluzionario, brillante per raffinatezza ed eleganza, che inverte la tendenza rispetto a proposte che sanno di riempitivo e che non fanno né apertura, né cultura, né possiedono un’anima. Dopo l’invasione oceanica al “Capodanno” del 31 agosto, Alessandria si è scoperta nuovamente attraente, desiderosa di scrollarsi di dosso  polvere e apatia. Ora che la città pare essersi svegliata, dovrebbe trovare qualche formula magica che la faccia stare sveglia. Come succede ad Asti, tanto per non andare lontano. Ieri mattina, si è consumata la tradizionale sfilata dei paesi che hanno portato in città rievocazioni del tempo che fu: 3000 figuranti, più o meno, tra due ali di folla che ha applaudito il passaggio di trattori d’epoca, personaggi in costumi, animali, musicisti: uno scenario d’altri tempi nel weekend dell’affollatissimo Festival delle sagre (dicono che ci siano numeri in calo rispetto alle precedenti edizioni, ma sono sempre cifre da capogiro) e a pochi giorni dal palio, incastonato in un settembre nel quale la città di San Secondo diventa un polo attrattivo grazie all’enogastronomia, al folclore, alla tradizione ma anche alla capacità di essere davvero capoluogo riconosciuto, caratteristica che forse ad Alessandria manca ancora. Però, voglio essere ottimista.

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Alpini, l’appartenenza e la festa

Asti si prepara all’adunata degli Alpini. Ne attende più di 400.000 e sarà un grande evento in una città che è abituata all’accoglienza, anche se stavolta non si tratta né di Palio né di Festival delle sagre, ma di una qualcosa di decisamente più coinvolgente. Quando ho saputo che Alessandria aveva fatto richiesta per ospitare il raduno, e che la domanda è rimasta “congelata” per qualche mese, prima di venire bocciata perché non supportata a sufficienza dalla politica (così risulterebbe, a sentire gli Alpini), mi sono rammaricato. E come me altri ai quali ho raccontato (per iscritto, sul giornale) la notizia. Peccato. Sarebbe stata una bella prova per questa città che è sempre in agonia ma che, talvolta, sa incendiarsi positivamente, facendosi prendere dall’entusiasmo. L’occasione è stata persa, per la soddisfazione dei soliti  che si sarebbero lamentati per la chiusura delle strade causa passaggio delle ‘penne nere’. Comunque, tocca ad Asti. E sarà un trionfo. Con gli Alpini è sempre così: loro aggiungono festa alla festa. A volte c’entra il vino, a volte la semplice voglia  di baldoria e sorrisi. Gli Alpini, poi, convincono per la solidità dei sentimenti, l’abnegazione, la fierezza e il senso di appartenenza. E’ una cosa nobile, questa. Chi non è superficiale lo può capire.

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