“Busiunà”, la comunità che vuole ridere

Noi la chiamiamo “busiunà”, con due “u”. Siamo particolari anche per questo, a Fubine. E, contrariamente a molte altre realtà (da Alessandria a Castellazzo) la tradizione della poesia satirica carnevalesca non l’abbiamo mai interrotta. Stasera, dunque, come a ogni Martedì grasso, torneremo a leggere le rime dialettali; lo faremo io, Maurizio Ferrari e Paolino Capra durante i festeggiamenti in piazza Garibaldi (“ant al fos”), dove la Pro loco e il rione Centro bruceranno il falò e distribuiranno frittelle. In caso di maltempo, ci trasferiremo alla casa del popolo. La “busiunà” è una sorta di diario, un modo per ricordare cos’è accaduto in paese, un’occasione di presa in giro, anche senza di canoni della “rivolta del popolo” com’era alle origini. Non ci sono neanche più le bordate d’un tempo:   non è il caso di uscire dai canoni del garbo e del buon gusto, tanto più nell’epoca delle denunce facili. Si può ridere lo stesso, intanto. Vi aspettiamo stasera alle 21 per dimostrarvelo. E ci sarà anche un omaggio ad Anselmo Zoia, personaggio che per i fubinesi non ha bisogno di presentazioni. Se n’è andato di recente, con le sue fissazione e il suo modo di vedere il mondo da un’angolazione particolare (magari neanche così sbagliata).

busi

 

Massimo Brusasco

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2 thoughts on ““Busiunà”, la comunità che vuole ridere
  1. sono io

    è la prima volta di un fubinese che non ha mai potuto esserci…..sono curioso e armato di smartphone….poi posterò su Fubine’s Memories…

     
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