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Cose pallose di pallone (1)

  1. Siamo tutti Mancosu. Idealmente, si capisce. Non si può non solidarizzare col capitano del Lecce. Mancavano pochi minuti alla fine di una partita da vincere per continuare i playoff, con obiettivo la Serie A. Rigore. Batte Mancosu, palla alta (come un qualunque Baggio nella finale dei Mondiali del 1994): il Lecce pareggia e dà addio ai sogni. Mancosu era stato fuori per alcuni mesi: dicevano per appendicite, aveva un tumore. Ha lottato, dovrà lottare ancora. Il calcio dà e toglie, come la vita. Il lieto fine non c’è sempre, purtroppo.
  2. E’ morto Tarcisio Burgnich. Con quel nome mi sa che poteva fare solo il difensore. Rude, peraltro. E’ stato uno degli eroi del Messico, nel 1970. Pelè lo ha sovrastato in finale, ma quell’Italia (la stessa del 4-3 con la Germania) è arrivata sul podio anche grazie a lui. Dopo Bellugi, un altro mastino nel paradiso degli atleti.
  3. E’ inutile. Il mondo del calcio sembra tragicamente fuori dalla realtà. Conte che se ne va da un’Inter che vuole, comprensibilmente, ridimensionarsi; la Juventus, con forti debiti, che pare attiva sul mercato (degli acquisti, eh); i prezzi degli allenatori salgono a dismisura, per non dire delle commissioni dei procuratori. Sono solo esempi. A me sembra una follia da cui pare proprio non si riesca a uscire.

Diretta Fb sulla Samp

Domani, 19 maggio, alle ore 19, con una diretta sulla mia pagina Facebook, renderò un personalissimo omaggio alla Sampdoria, nel giorno del 30esimo anniversario dello scudetto. Era il 1991: c’era Boskov in panchina, c’erano Vialli e Mancini, Cerezo e Lombardo. Era una squadra irripetibile, protagonista di un’impresa destinata a rimanere unica.

Ecco perché mi piace parlarne: è stata l’ultima volta che una squadra “non metropolitana” s’è aggiudicata il Tricolore: lo ha fatto un gruppo straordinario, plasmato dal presidente Mantovani, che ha portato la Samp, l’anno successivo, alla finale della Coppa dei Campioni.

Come qualcuno saprà, ho scritto un libro, “Le mani del mago” (Bradipolibri edizioni), con protagonista Sergio Viganò che di quella Samp era il massaggiatore. E’ nata allora una solida amicizia con Mancini, che ancora continua. Vi aspetto domani, su Facebook.

Si parte dalla radio

La settimana comincerà in radio: l’appuntamento, come lunedì mattina, è a Radio Voce Spazio, l’emittente che mi ospita ormai da trent’anni, per parlare prevalentemente di sport, ma non solo. Il calcio la fa da padrone, di solito, ma in questa puntata troveranno spazio anche il tennis (bravissimo Sonego a Roma) e dei ciclismo (col Giro d’Italia e il suo solito carico di emozioni).

E’ un piacevole appuntamento in cui trova spazio anche l’attualità, dalla politica al sociale, con don Ivo Piccinini in studio, sempre attento a quel che accade, soprattutto ad Alessandria.

Radio Voce spazio è sui 92.8 fm.

Principe Ranieri

Premesso che non è che abbia fatto i salti di gioia per lo scudetto dell’Inter. Ma non ho dubbi sul fatto che sia stata la squadra più forte (aggiungo: con l’allenatore migliore, il centravanti più incisivo, la difesa più solida, il miglior talento italiano…), dunque quella che ha meritato il trionfo. Gli applausi però vorrei farli a Claudio Ranieri e alla Sampdoria per il tributo che, sabato, hanno riservato ai vincitori. Un gesto splendido, di quelli a cui in Italia, dove le campagne d’odio sconfiggono sempre le buone notizie, purtroppo non siamo abituati.

Dovrei anche parlare del fatto che accumulando debiti si possono vincere campionati (non è solo il caso dell’Inter, anche della Juventus che se la passa male, o di altre ancora che nel recente passato han fatto peggio…) e che Gasperini, quando lo mette in evidenza, un po’ di ragione ce l’ha. Lascio il grosso dell’indignazione, semmai, a quegli imprenditori che battagliano ogni giorni per tenere in piedi le loro aziende. Ma il calcio, si sa, è un mondo a sé, che dispensa gioie e fabbrica illusioni.

Quando tutto cominciò

Chi ha almeno cinquant’anni ricorderà il terremoto del Friuli. Fu epocale. Riempì le cronache per diversi giorni. Cominciammo a sentire parlare di protezione civile, si mise in moto un’eccezionale macchina dei soccorsi. Sarà che quando s’è bambini certe cose restano impresse, ma le immagini che arrivavano da Gemona e dintorni non le dimenticherò facilmente.

Era il 1976. Il 6 maggio, per la precisione. Quindi 45 anni fa. Il mio paese, Fubine, si attivò per costruire una casetta in legno da inviare a una famiglia che aveva perso quella vera. Per reperire fondi, il gruppo della parrocchia (e dintorni) decise di allestire una commedia per il periodo natalizio. La tradizione del “nostro” Gelindo nacque allora. Senza quell’esperienza, probabilmente, non si sarebbe sviluppata la Filodrammatica, da una costola della quale, nel 1981, venne fondata la Compagnia Teatrale Fubinese, che ancor oggi, 40 anni dopo, è sulla scena.

Dal letame nascono i fior, cantava De André. In questo caso, da una tragedia è sbocciata un’iniziativa solidale che, poi, è continuata come chi ci segue ben sa. La foto non è di quel 1976, ma di poco dopo. Era comunque Gelindo. Con me, Angelo Balestrero, che ci ha lasciato straordinari ricordi.

Cenerentola al ballo

L’ipotesi della SuperLega (ma non piace, l’ho scritto qualche post fa) ha irritato fiumi di critici e semplici tifosi, dimentichi, comunque, che ormai da tempo il calcio è soprattutto business e che le società di calcio vivono in una dimensione che non ha niente a che vedere col nostro quotidiano (provate voi a permettervi deficit milionari, se ci riuscite). Il tutto con la complicità della Uefa, che tollera ciò che, tutto sommato, le fa comodo garantendole tornaconto.

Di ieri è la notizia che la Coppa Italia “principale” sarà limitata alle squadre di serie A e serie B. Chi abita dalle mie parti ricorderà il 2016: l’Alessandria, formazione di serie C, arrivò a giocarsi le semifinali del torneo con formazioni del calibro di Juventus, Inter e Milan. Col Milan si giocò l’andata a Torino e il ritorno a San Siro. Fu memorabile, anche se, probabilmente, l’impegno gravoso incise sulla stagione (ennesima promozione mancata).

L’augurio è che i Grigi possano essere nel ranking: significherebbe che saranno promosse in B, a sto giro. La certezza è che, escludendo le cenerentole dal ballo dei principi, si tarpano le ali alle speranze di rivedere una presunta grande contro una presunta piccola, togliendo quel fascino che in Inghilterra ben conoscono (le imprese impossibili, là, riescono spesso) e in Francia è diventato leggenda grazie al Calais.

Quarant’anni, un logo

Siamo lieti di presentare il nuovo logo della Compagnia Teatrale Fubinese, quello che ci accompagnerà per tutto il 2021, nel 40esimo di fondazione del nostro sodalizio. Grazie ad Alessia, Lavinia e non solo, ecco il simbolo che ci porteremmo appresso: sarà in vari colori.

Lo presentiamo oggi, 3 maggio, perché per noi è una giornata importante. Non solo compie gli anni Cesare Langosco, elemento fondamentale della Compagnia, ma anche perché in questa data, nel 2007, abbiamo perso don Franco Cipriano, parroco e amico dei “teatranti”. Lo ricordiamo ogni anno, inizialmente anche attraverso spettacoli, perché a Fubine ha seminato benissimo (come potrebbero testimoniare anche all’associazione L’Abbraccio).

Siamo nati 40 anni fa (primo spettacolo “Bitta ‘na suocera an cà”) e abbiamo voglia di tornare in scena. Speriamo che l’emergenza ben nota ci consenta di incontrarci di nuovo, per divertirci insieme.

Domani la ripartenza

Abbiamo scelto la giornata di domani, 3 maggio, per dare il simbolico via ai festeggiamenti dei 40 anni della Compagnia Teatrale Fubinese. La data non è casuale: il 3 maggio ricordiamo (prima lo facevamo anche con un evento ad hoc) don Franco Cipriano, parroco di Fubine morto prematuramente. Era un amico (e anche un po’ attore…) della nostra Compagnia Teatrale. Scegliamo il “suo” giorno (quello in cui purtroppo ci ha lasciato) per iniziare un’annata che speriamo possa includere iniziative interessanti e piacevoli, per le quali stiamo già lavorando.

A domani, dunque. La Compagnia Teatrale Fubinese invecchia, ma si impegna per farlo nel migliore dei modi.

Teatro, noi ci proviamo

Nel 2021 la Compagnia Teatrale Fubinese compie 40 anni. Purtroppo, come ampiamente noto, ci confrontiamo con una pandemia che limita le attività. Posto che la salute viene prima d’ogni altra cosa, noi proviamo comunque a organizzare festeggiamenti “come si deve”, nella convinzione che siamo riusciti a raggiungere un traguardo importante.

Abbiamo progettato iniziative che, se proprio non faranno rivivere appieno la nostra storia (40 anni sono tanti; pensate a quante persone abbiamo coinvolto in tutto questo tempo…), certamente la racconteranno in modo significativo. Lo faremo con quattro appuntamenti, che abbiamo pensato per l’estate, sempre ammesso che l’emergenza ce lo consenta.

A breve, vi daremo notizie più precise. Quel che è certo è che, pur a distanza, stiamo lavorando per regalarvi (e regalarci) qualcosa di speciale.

SuperTele e SuperLega

Io sono dell’epoca del SuperTele e di un calcio che ti faceva emozionare con poco (a quell’epoca, per ragioni anagrafiche, era anche più semplice lasciarsi emozionare, capirete). Ho assistito a infinite rivoluzioni del mondo del pallone, alcune ottime (la regola del retropassaggio al portiere, la gol line technology), alcune discutibili (a me la Coppa delle Coppe piaceva, per dire), altre pessime (i procuratori che guadagnano più di un luminare della medicina, per citare uno scempio).

Sento parlare di SuperLega, ovvero un torneo parallelo tra le più forti squadre d’Europa, come se la Champions non bastasse più. Non ho ancora avuto modo di entrare nei meandri del concetto, ma, messa giù così, mi sempre uno stravolgimento della logica e una folle concessione al business, come se il calcio fosse solo denaro (in effetti…).

Io tifo per la sopravvivenza, in tutto e per tutto, del nostro campionato nazionale, quello che permette al Benevento e allo Spezia di giocare contro la Juventus, l’Inter e il Milan (e magari pure di vincere), quello che probabilmente sarà vinto dalle squadre più ricche, ma che ti fa sobbalzare quando trovi il Verona di Bagnoli o quella meravigliosa Sampdoria di Vialli e Mancini, o il Chievo dei miracoli, o il Sassuolo di oggi, o l’Atalanta che ormai è nell’Olimpo. E infine: vincere a Manchester sarà pure suggestivo, ma poi, nel bar sotto casa, mica trovi un inglese da sfottere.